L’inganno del “se vuoi puoi”

Quest’anno mi sono presa l’impegno, pro bono, di dare lezioni di informatica alla classe di mio figlio, una quarta elementare. Lo faccio con grande entusiasmo e trovo divertentissimo lavorare con i bambini provando l’incredibile emozione di trovarmi nella scuola che io stessa ho frequentato.

Questa mattina, raggiungendo l’aula, ho trovato affisso a un muro questo cartello:

 

Che mi ha ricorda un articolo che da parecchio tempo pensavo di scrivere.

Indubbiamente questo poster compilato dai bambini contiene un messaggio molto positivo: hanno incontrato Sara (che peraltro è una mia coetanea che frequentava anche lei questa scuola), affetta da disabilità piuttosto grave, che è riuscita nella sua vita a ottenere grandi risultati. Le osservazioni dei bambini si concludono con la frase “nella vita si può fare tutto, basta volerlo!

Meraviglioso concetto di primo impatto, peraltro utilizzato dalla maggior parte di correnti di formazione e consulenza motivazionale.
Peccato che sia una bugia, o quanto meno una verità parziale, che rischia di essere deleteria.

Io chiamo questo meccanismo “l’inganno del se vuoi puoi”: la convinzione, somministrata dal pensiero positivo e da vari guru più o meno all’amatriciana, che nella vita nulla è impossibile, basta volerlo. Peccato che sia una bugia, o quanto meno una verità parziale.

Stupito da questa affermazione? Se mi conosci, credo di sì. Chi mi conosce sa che vivo pensando che nulla o quasi sia impossibile, che i problemi siano opportunità e che ad ogni ostacolo rispondo rifiutandomi di dire “è impossibile” ma dicendo “vediamo come renderlo possibile”.

Quindi? Perché dico che il “se vuoi puoi è un inganno?”. Credo che il manifesto dei bambini lo spieghi benissimo: Sara ha fatto grandi cose, ha preso una laurea in filosofia, lavora ed è autonoma. Ha senza dubbio realizzato, grazie alla sua volontà e al supporto illuminato della sua famiglia, qualcosa che poteva sembrare impossibile a causa delle sue disabilità motorie, linguistiche, etc. Ciò non toglie che Sara ha realizzato un sogno che era comunque nelle sue possibilità. Se avesse per esempio voluto vincere le Olimpiadi di salto il lungo, non avrebbe potuto farlo, perché non ha le funzionalità fisiche di base che glielo avrebbero permesso. Se avesse voluto fare la prima ballerina alla scala. l’astronauta o la cantante lirica, non avrebbe potuto ugualmente farlo, anche con la volontà più grande del mondo.

E’ riuscita a realizzarsi perché oltre a essere dotata di una volontà incrollabile, ha scelto di usare al meglio le doti e le passioni che possiede, indipendentemente dalle sue disabilità fisiche.

Dire che si può fare qualunque cosa se solo si ha vera volontà, può creare gravi danni, stress, fino a portare alla disistima. Perchè se da una parte è un messaggio molto motivazionale, dall’altra attribuisce una responsabilità immensa: se non ce la fai, significa che non hai voluto abbastanza, è colpa tua.

Un percorso di successo e crescita personale dovrebbe invece partire da una valutazione consapevole delle proprie peculiarità e delle proprie caratteristiche individuali: la difficoltà sta nel trovare la capacità in se stessi o in coloro che si incontrano sul proprio cammino, nel dare una valutazione veramente obiettiva di queste caratteristiche, ovvero la comprensione del proprio vero potenziale.

In questo molto influiscono le persone significative del proprio percorso di formazione, come i genitori e gli insegnanti, che nel periodo in cui la personalità si crea possono darci una visione solida, consapevole, sicura e obiettiva delle nostre potenzialità, oppure svilirci fino a farci credere di non averne del tutto.

Più avanti, in un percorso di sviluppo professionale o nell’affermazione della propria immagine, comunque, è sempre possibile fare un percorso per comprendere almeno orientativamente quali sono gli ambiti in cui molto difficilmente potremo riuscire e quali invece, con volontà e abnegazione, ci potrebbero portare ad eccellere.

Nel mio percorso di crescita personale e spirituale mi sono avvicinata molto a concetti che mi consentono di catalogare come “impossibili” veramente pochissimi obiettivi, credo nella forma originale della legge di attrazione e credo nel saggio motto “chiedi e ti sarà dato”. Ciò non toglie, però, che dietro a un sogno irrealizzabile o a un obiettivo fuorviante, si può consumare una carriera, una vita, mille opportunità. Si può frustrare un’esistenza e distruggere la felicità.

Meglio dire: non tutti possono fare tutto. Sicuramente tutti possono eccellere in qualcosa e raggiungere grandi risultati, a patto di essere in grado di comprendere davvero i propri talenti e le proprie caratteristiche e di applicarsi con volontà, serietà e studio.

Nel marketing, nel personal branding e nella comunicazione questo vale in ugual modo: è molto più difficile, dispersivo, costoso e faticoso cercare di percorrere strade che sono lontane dai propri punti di forza, dalle proprio caratteristiche peculiari, dalle proprie capacità. In ogni mio progetto di consulenza, inserisco sempre una fase iniziale di conoscenza, analisi e comprensione dell’interlocutore: se si lavora consapevolmente puntando su queste caratteristiche la strada sarà più facile, la passione maggiore e la volontà, in questo caso si, potrà davvero fare la differenza.


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