Ma perchè? Ovvero: si fa presto a dire fotografia… un anno dopo

E’ trascorso circa un anno da quando scrivevo “si fa presto a dire fotografia” nel quale mi soffermavo sull’importanza di lavorare con professionisti quando si trattava di utilizzare l’immagine per la propria comunicazione.

In questo anno ho continuato a lavorare, studiare, osservare e sperimentare un utilizzo sempre più intenso e integrato della fotografia nella comunicazione d’impresa e in particolare nel mio habitat naturale, ovvero quello spazio vivo che si crea nell’intersezione tra questi due aspetti della nostra realtà, quella fisica e quella digitale.

L’esperienza che ho accumulato in un anno di selfie, di Instagram, di eventi fotografici in store (Claudio Bru e io ne abbiamo fatti 13, da nord a sud d’Italia), di video marketing, di servizi fotografici, di ExpoPhoto… mi ha consentito di acquisire nuove competenze, nella lettura della fotografia, nel suo uso e nel modo di viverla mentre nasce, davanti e dietro l’obiettivo.

Gli esperimenti e lo studio di queste attività non possono che farmi confermare ciò che scrivevo un anno fa… e aggiungere qualcosa.

Come per la scrittura la fotografia è qualcosa di più di quello che vogliono farci credere.
Non è solo un fatto di professionalità.
Non è solo un fatto di competenza.
Non è solo un fatto tecnico.

La fotografia è e rimane una forma di comunicazione ancora prima che una forma d’arte, è un linguaggio che si può integrare con la scrittura e che permette di sopperire a tutti quegli elementi visivi e non verbali che mancano nella relazione digitale con il pubblico.
E così mi è venuto naturale rispondere  alla domanda “Qual è la differenza tra una foto efficace e una foto non efficace?”.